Il cioccolato: da medicina prima e poi moneta di scambio per le popolazioni sudamericane a bevanda che a Genova veniva bevuta durante le impiccagioni.
Il primo utilizzo umano del cacao risale a oltre 5000 anni fa in Amazzonia, ma solo con il popolo degli Olmechi del Messico del sud e poi soprattutto con il popolo dei Maya questa pianta ha assunto valore alimentare e simbolico. Gli Olmechi furono i primi a trasformare le fave di cacao in cioccolato, una bevanda che consumavano durante i rituali e usavano come medicina per alcune malattieI Maya consideravano sacra la pianta del cacao (il nome scientifico dell’ arbusto, Theobroma , significa “cibo degli dei”) e si riferivano al cioccolato chiamandolo “bevanda degli dei”. Furono la prima popolazione a coltivare la pianta del cacao nelle terre tra lo Yucatan, il Chiapas e la costa pacifica del Guatemala. L’infuso del cioccolato però non era come lo intendiamo noi oggi, dal sapore dolce. Era infatti amaro, composto da semi di cacao tostati e macinati, mescolati con peperoncino, acqua e farina di mais. La bevanda per questo motivo era chiamata xocolatl, che significa “acqua amara”.
Gli aztechi, che consideravano la pianta di cacao un dono del dio Quetzalcoatl agli uomini, usavano le fave di cacao come moneta di scambio e insieme ai Maya associavano il cioccolato alla dea fertilità. Tra gli aztechi più la classe sociale era elevata e maggiore era la quantità di cacao nella bevanda.
Con l’arrivo degli europei in America, il cacao entrò progressivamente nelle cucine aristocratiche del Vecchio Mondo a partire dal XVI secolo: inizialmente arrivò in Spagna grazie all’esploratore Hernan Cortès. Poi si diffuse in Francia, Italia e Nord Nord Europa. In Italia la bevanda del cioccolato iniziò ad essere prodotto circa nel 600. Gli europei, per correggere l’amarezza della bevanda, aggiunsero la vaniglia e lo zucchero.
Fino al ‘700 il cioccolato era ovunque in Europa piuttosto costoso ed era riservato alla nobiltà e all’alta borghesia.
I genovesi divennero maestri nell’arte della produzione, tanto che si organizzarono in “Arte” con consoli e statuti per disciplinare la produzione e la vendita di tale bevanda. A Genova nel ‘600 i laboratori del maestri cioccolatai si trovavano in vico del Cioccolatte, nel quartiere del Carmine.
Il cioccolato aveva una base raffinata e veniva utilizzato a colazione o per conciliare il sonno. Era presente in ogni ricevimento. A Genova veniva sorseggiato, durante le impiccagioni, da dame e cavalieri, che si ritrovavano sulle mura del Castellaccio per assistere alla pena di morte. In attesa che il corteo col condannato percorresse la Salita dell’Agonia (quella che oggi è intitolata a Emanuele Cavallo), i domestici facevano circolare tra gli astanti biscotti con tazze di cioccolata.
Quando nel ‘700 si diffuse la moda del brodo e tutti (dame, gentiluomini, mercanti, soldati) lo bevevano a tutte le ore, le autorità di Genova nel 1708 decretarono il divieto di vendita del brodo e di ogni bevanda calda o fredda, a parte il vino, il caffè e la cioccolata, perchè queste ultime portavano cospicue entrate all’erario.
Nell’ ‘800 fu inventata la prima tavoletta di cioccolata.
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